giovedì 11 marzo 2010

Gennaro Mokbel et al.

È il 21 settembre 2007 quando il Ros ascolta una conversazione tra la moglie di Mokbel, Giorgia Ricci, Marco Toseroni e Silvio Fanella. Non sanno che nell' ufficio di viale Parioli 63, il quartiere generale di Mokbel, i carabinieri hanno piazzato una cimice. Toseroni, una delle menti finanziarie del gruppo, spiega: «...Diciamo sei milioni di conto... e così ricicliamo veramente tutto, per cui abbiamo superato i 15 milioni dati alla Lega... il federalismo è proprio...».

Il 12 febbraio 2008 nell' ufficio ai Parioli ci sono Mokbel, Toseroni, Fanella e Aurelio Gionta. Il capo appare irritato perché gli affari non vanno come vorrebbe: «...tanto è vero che quando verrà Nicola (Di Girolamo), se tu me ricordi, quando siamo stati a cena con Dell' Utri, con Alberto (nell' intercettazione non si capisce se il riferimento sia a Marcello Dell' Utri o al fratello Alberto, ndr), e lui ha fatto "... C' è la possibilità di una banca, importante, perché con due milioni e mezzo io posso comprare una cosa a Milano"... gli ha attaccato una pippa Nicola... che lui so' tutte chiacchiere, quello non ci sta, quell' altro non ci sta, quello sta fuori...».

Augusto Murri è al telefono con una donna e con un uomo non identificati. «I brutti stanno continuando a lavorare - dice la voce femminile - però niente, si sta cercando di controllare e porre rimedio quando sarà». Subentra la voce maschile: «Noi continuiamo ma io ho dato lo stop a marzo. Deve finire ' sta tarantella, perché bisogna inizia' a prepararsi bene, perché non stamo manco a combatte con uno scemo. Questo è un... è il numero tre d' Italia, quello che ci sta a rompe i coglioni».

(…)

In una telefonata del 30 marzo del 2007 lo fa con tale Luigi, forse Luigi Marotta. Luigi: «Pronto. Posso andare avanti libero?». Carlo Focarelli: «Eh non... quello comunque non si può». L.: «Eh... allora mi devi dire quando...». C.: «Io qui sono come un' ombra, se io vado in un albergo dopo cinque minuti stanno lì. Fammi capire che c... vuoi». L.: «Io che sono il primo che... che riceve il sacco di patate... quando ce l' ho...ricevo cento patate, a un dato momento lo dò a centoventi, l' altro mi deve pagare a centoventi, e allora dove è il... l' utile? Perché se mi paga!». C.: «Ma che sei str...?». L.: «Siamo in... siamo in tanti a esserlo».

C.: «Ok? E gli mandi cento patate». L.: «Cento patate». C.: «Punto!». L.: «Perfetto». C.: «E a chi le mandi?». L.: «Le dò al... al numero uno». C.: «A quello grande no?». L.: «No! Cento patate arrivano, siamo qui a Tubatau e io mando cento patate al mio amico giù». C.: «Nooo! Tu sei scemo! Le patate vanno direttamente al suo interlocutore, quello grande». L.: «Ah arrivano al grande T, il grande T poi le passa al numero uno, giusto? Quando le passa al numero uno, sono... a parte il suo cinque, c' è anche un... un qualcosa in più. Allora il numero uno deve pagargli questo!». C.: «È una partita di giro no? Quindi è un costo!». L.: «Ma il numero uno è nostro». C.: «Ma che c... stai a dì? Statte zitto».

Dopo vari tentativi Focarelli riprova con la patata e il bitorzolo (l' IVA). C.: «Ma all' anima de li mortacci tua! C' hai presente un trasportatore? Che fa, prende la merce e i soldi no?». L.: «Tu l' hai... l' hai già fatto per un anno e mezzo, io no! E nessuno di questi lo ha fatto». C.: «Allora, io ti dò la patata e ti dico "che me la porti a...". Però siccome sono fuori (dall' Italia, ndr) ti dò solo la patata, senza... senza il bitorzolo. Tu che la devi dare internamente, gli devi dare la patata e il bitorzolo. Quando tu la dai a qualcun altro, gli dici: "Scusa, io sono stanco, che gliela porti te? Quanto vuoi? A me mi hanno dato cento lire, a te ti va bene se te ne dò novantanove, più il bitorzolo su novantanove?».

L.: «Sì... sì». C.: «La patata non c' entra un c..., tu non paghi la patata, vieni pagato, ti danno la patata e i soldi perché la devi trasportare». L.: «Spiegami chi è che fa la fattura». C.: «T, grande T fa la fattura che si incolla il trasporto al tuo posto perché tu stai a fa' da passamano no! Fattura a te novantacinque più Iva, va bene? Ci sei?». L.: «E tu fatturi, io te la dovrò fatturare a te se ti dò la patata». C.: «L' anima de li mortacci tua! Ma tu quando telefoni, che fai telefoni e fai pure la fattura o paghi la bolletta? E allora sarà uguale no!».

(dal Corriere)

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